Riflessione perfetta. Sto leggendo 'La generazione ansiosa' proprio in questi giorni e devo dire che molto di ciò che viene descritto può essere tranquillamente applicato anche agli adulti, non solo agli adolescenti. Nel mio piccolo, infatti, sono proprio i ragazzi che stanno cercando le interazioni offline, si stanno cancellando dai social, vivono fuori dalla bolla il più possibile, mentre gli adulti non riescono a staccare gli occhi dal telefono, dal mattino, letteralmente appena svegli, fino a scrollare il cellulare come ultima cosa prima di dormire. Notifiche sempre accese, notte e giorno, per la paura di perdersi un like. Preoccupante.
Lo sto leggendo anche io ed è vero, spesso mi ritrovo descritta, nonostante io faccia parte della generazione dei millenial. La mia grande fortuna? Mia figlia, quasi 2 anni. Con il suo richiamo mi tiene sempre lontana dal cellulare e dal mondo online, e meno male! 💕
Andrea intanto grazie per questo articolo molto interessante. La frammentazione attentiva in cui siamo.immersi credo sia intergenerazionale Sono d'accordo con Lancini, psicoterapeuta che si occupa di adolescenza, che il problema investe anche gli adulti e non solo le giovani generazioni. Se questi alzassero lo sguardo dai social e fossero più in ascolto, forse un primo passo verso buone relazioni aprirebbe possibilità inedite all'incontro, al contatto pieno non mediato tra generazioni. Dico questo anche per uscire dalla logica binaria tenofilia irriflessiva, tecnofobia apocalittica tenendo i piedi ben piantati a terra. E parlo come genitore di oltre 60 anni con una figlia ormai 22enne ma che rimane attento al contesto generale senza grandi certezze, ma con la voglia di mettersi ancora in gioco. Considera che assieme a mia moglie " guidiamo" gruppi negli appennini laziali rispettando un'unica regola: attenzione , apertura dei sensi e silenzio. Questi semplici ingredienti spesso rappresentano per molti una vera e propria rivoluzione copernicana. C'è anche chi non viene piuttosto che rinunciare alla " parola" che spesso diventa narrazione autoreferenziale e sconnessa dal contesto.Abbiamo con noi un formatore della federtrek ( ci supporta ed è fondamentale per la sicurezza in montagna) di grandissima esperienza che aveva smesso di portare gruppi in montagna perché esasperato dal dialogo incessante tra camminatori anche nelle salite più impervie o nella bellezza di una faggeta secolare....Lo abbiamo convinto con la promessa che il silenzio fosse il centro dell'esperienza proposta. La bellezza va coltivata accolta ed esperita con una postura interiore che privilegia lo stare sullo sfondo soprattutto quando si è ospiti..Mantica è un progetto che mi piace anche per la declinazione dei temi proposti in modo flessibile e inclusivo .Un caro saluto e alla prossima!
Ma perché quando descriviamo questi sintomi non parliamo mai degli ambienti in cui siamo immersi molto più dei social media, la scuola per i ragazzi e il lavoro per gli adulti? E la pressione sociale in presenza, le aspettative degli altri, la fatica di certi ambienti, come per esempio gli aeroporti? Tu vedi un sintomo, non la malattia, quello scorrere nervoso può avere mille cause e lo strumento in sé per me è una delle ultime.
Perché stavolta mi sono concertato su questo. Sul resto, quel mare (male) nel quale siamo immersi, ci ho fatto 35 puntate di un podcast chiamato A Wild Mind.
Andrea,grazie mille per questo articolo,che riassume perfettamente ciò che sto osservando anche nella mia esperienza. Oggi, osservando un anziano seduto fuori dalla porta di casa (nei paesini del Salento,dove mi trovo in questo momento, le persone, soprattutto anziane, usano ancora portare le seggiole di casa fuori dall'uscio per guardare chi passa) a non fare nulla se non guardare le macchine passare, mi sono detta che fra alcuni anni probabilmente non vedremo più scene del genere...
Riflessione perfetta. Sto leggendo 'La generazione ansiosa' proprio in questi giorni e devo dire che molto di ciò che viene descritto può essere tranquillamente applicato anche agli adulti, non solo agli adolescenti. Nel mio piccolo, infatti, sono proprio i ragazzi che stanno cercando le interazioni offline, si stanno cancellando dai social, vivono fuori dalla bolla il più possibile, mentre gli adulti non riescono a staccare gli occhi dal telefono, dal mattino, letteralmente appena svegli, fino a scrollare il cellulare come ultima cosa prima di dormire. Notifiche sempre accese, notte e giorno, per la paura di perdersi un like. Preoccupante.
Lo sto leggendo anche io ed è vero, spesso mi ritrovo descritta, nonostante io faccia parte della generazione dei millenial. La mia grande fortuna? Mia figlia, quasi 2 anni. Con il suo richiamo mi tiene sempre lontana dal cellulare e dal mondo online, e meno male! 💕
Andrea intanto grazie per questo articolo molto interessante. La frammentazione attentiva in cui siamo.immersi credo sia intergenerazionale Sono d'accordo con Lancini, psicoterapeuta che si occupa di adolescenza, che il problema investe anche gli adulti e non solo le giovani generazioni. Se questi alzassero lo sguardo dai social e fossero più in ascolto, forse un primo passo verso buone relazioni aprirebbe possibilità inedite all'incontro, al contatto pieno non mediato tra generazioni. Dico questo anche per uscire dalla logica binaria tenofilia irriflessiva, tecnofobia apocalittica tenendo i piedi ben piantati a terra. E parlo come genitore di oltre 60 anni con una figlia ormai 22enne ma che rimane attento al contesto generale senza grandi certezze, ma con la voglia di mettersi ancora in gioco. Considera che assieme a mia moglie " guidiamo" gruppi negli appennini laziali rispettando un'unica regola: attenzione , apertura dei sensi e silenzio. Questi semplici ingredienti spesso rappresentano per molti una vera e propria rivoluzione copernicana. C'è anche chi non viene piuttosto che rinunciare alla " parola" che spesso diventa narrazione autoreferenziale e sconnessa dal contesto.Abbiamo con noi un formatore della federtrek ( ci supporta ed è fondamentale per la sicurezza in montagna) di grandissima esperienza che aveva smesso di portare gruppi in montagna perché esasperato dal dialogo incessante tra camminatori anche nelle salite più impervie o nella bellezza di una faggeta secolare....Lo abbiamo convinto con la promessa che il silenzio fosse il centro dell'esperienza proposta. La bellezza va coltivata accolta ed esperita con una postura interiore che privilegia lo stare sullo sfondo soprattutto quando si è ospiti..Mantica è un progetto che mi piace anche per la declinazione dei temi proposti in modo flessibile e inclusivo .Un caro saluto e alla prossima!
Ma perché quando descriviamo questi sintomi non parliamo mai degli ambienti in cui siamo immersi molto più dei social media, la scuola per i ragazzi e il lavoro per gli adulti? E la pressione sociale in presenza, le aspettative degli altri, la fatica di certi ambienti, come per esempio gli aeroporti? Tu vedi un sintomo, non la malattia, quello scorrere nervoso può avere mille cause e lo strumento in sé per me è una delle ultime.
Perché stavolta mi sono concertato su questo. Sul resto, quel mare (male) nel quale siamo immersi, ci ho fatto 35 puntate di un podcast chiamato A Wild Mind.
Lo conosco bene per questo mi sono stupita 😊
Arriviamo anche a quello! ;)
Andrea,grazie mille per questo articolo,che riassume perfettamente ciò che sto osservando anche nella mia esperienza. Oggi, osservando un anziano seduto fuori dalla porta di casa (nei paesini del Salento,dove mi trovo in questo momento, le persone, soprattutto anziane, usano ancora portare le seggiole di casa fuori dall'uscio per guardare chi passa) a non fare nulla se non guardare le macchine passare, mi sono detta che fra alcuni anni probabilmente non vedremo più scene del genere...
Bravo Andrea. Ottimo articolo. I miei voli aerei sono in compagnia di Simenon.
Credo che la modalità "aereo" vada inserita anche sulla terra molte ore al giorno.
Grazie, sempre riflessioni importanti.